Blue Economy Summit, Bucci: "Modello Genova per fare bene e velocemente"

di Marco Innocenti

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"Servono però anche le risorse: per questo abbiamo chiesto 5 miliardi al Governo"

Blue Economy Summit, Bucci: "Modello Genova per fare bene e velocemente"

“Il Modello Genova? Andare di pari passo con il Codice degli Appalti europeo, utilizzando le metodologie del settore privato. Ma non basta: abbiamo chiesto 5 miliardi al Governo per fare di Genova il porto principale dell’Europa del Sud”. Lo ha dichiarato questa mattina il sindaco di Genova Marco Bucci nel suo intervento durante la terza giornata del Blue Economy Summit 2020, la manifestazione nazionale dedicata alle filiere produttive del mare, organizzata dal Comune di Genova, che si concluderà venerdì 3 luglio.

Bucci ha partecipato alla sessione dedicata alle innovazioni tecnico-normative che hanno regolato la realizzazione del Ponte sul Polcevera e della loro trasposizione per lo sviluppo delle infrastrutture strategiche in Italia. Il sindaco ha esordito spiegando che “Il Modello Genova ha regole ben precise”. Un modello usato per la ricostruzione del nuovo Ponte del Polcevera, così descritto e promosso da Bucci: “Noi siamo andati di pari passo col Codice degli Appalti europeo, con le giuste regole per fare le cose bene e velocemente. Abbiamo lavorato in parallelo e con pratiche in contemporanea, utilizzando le metodologie del settore privato: questa è stata la formula applicata. Essere il commissario vuol dire prendersi i meriti ma anche le responsabilità mettendoci la faccia. Questo – ha concluso – è il modello Genova”.

Un modello replicabile anche per obiettivi ancora più ambiziosi, riguardanti lo sviluppo economico della città a partire dal porto. “Abbiamo chiesto 5 miliardi di euro allo Stato per fare di Genova il porto principale dell'Europa del Sud: se applichiamo questo modello, possiamo farcela", ha aggiunto Bucci.

Dopo i saluti Istituzionali, aziende e ordini professionali hanno proseguito il confronto sulle potenzialità e i limiti del modello Genova. "Alla Liguria servono la Gronda e la Diga foranea, ma tutto il Paese ha bisogno del Metodo Genova per rilanciare almeno le più importanti 10 opere infrastrutturali e uscire dalla crisi.". E' quanto sottolineato da Bartolomeo Giachino, presidente di Saimare, nel corso del Blue Economy Summit. Secondo Giachino il blocco danneggia tutto il Nord Italia, un problema di cui solo in questi giorni la stampa nazionale e il resto d'Italia se ne sono resi conto. "Se la rete infrastrutturale europea viene completata, in particolare la Genova-Rotterdam, i porti liguri potrebbero passare da 1000 miliardi a 2200 miliardi di valore - afferma Giachino - dobbiamo crescere per garantire occupazione, ma anche per alleggerire il carico di debito pubblico per il futuro, un carico che non possiamo lasciare in eredità alle prossime generazioni".

Nel pomeriggio, Francesco Maresca, assessore allo Sviluppo economico Portuale e Logistico del Comune di Genova, ha introdotto la seconda sessione della giornata in cui istituzioni e relatori, prendendo spunto dall’esperienza del Ponte, si sono confrontati su come immaginare e costruire un nuovo modello di governance della portualità e della logistica in grado di competere con la concorrenza internazionale. Per Bucci non può esistere città senza porto o porto senza città: "Abbiamo bisogno dell'Infrastruttura a mare e a terra, ma anche del retroporto e abbiamo idea di dove farlo sia in citta sia oltre Appennino. Poi serve anche  l'infrastruttura digitale. Dobbiamo aprirci alle società che lavorano con noi". Secondo Bucci la governance deve essere pubblica: "L'azionista è il cittadino attraverso l'amministrazione, ma servono anche sistemi snelli basati sui risultati. Il porto sarebbe autosufficiente a livello finanziario. Tanto vale tenere le risorse prodotte e farle fruttare investendo nel porto stesso. Per essere la porta di ingresso dell'Europa abbiamo presentato al Mit un piano di 5 miliardi di investimenti".

"Se sei presidente del porto parli con soggetti economici dotati di una forza che può mettere in difficoltà la singola Adsp - ha spiegato invece Paolo Emilio Signorini, presidente dell'Adsp del Mar Ligure Occidentale - La riforma della governance del 2016 è stata giusta per l'istituzione del comitato di gestione perché si pensava a una sorta di cda di persone adeguate e preparate, ma non ha funzionato a causa del rapporto con gli enti locali non chiaro. Noi a Genova abbiamo annullato questa problematica perché i rapporti tra me, il sindaco e il presidente della Regione sono molto buoni". La proposta di riforma da parte di Signorini è su due livelli: "Prevedere un consiglio di sorveglianza con Comune e Regione maggioritari con un esponente del Mit che serva per dialogare. Sotto un cda fatto di manager puri. Senza dimenticare l'aspetto fondamentale del dialogo con i cittadini".