Arcelor Mittal Genova, i lavoratori bloccano il varco ingresso merci in azienda

di Marco Innocenti

Indetta anche un'ora di sciopero su tutti i turni. I sindacati: "Coni licenziamenti si vuole solo provocare i lavoratori"

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Tornano ad alzarsi i toni dello scontro fra i vertici di Arcelor Mittal e i lavoratori del polo di Genova. La scintilla che ha innescato la miccia è stata accesa dalle quattro lettere di licenziamento fatte recapitare dall'azienda ad altrettanti dipendenti, tre già arrivate a destinazione e una attesa proprio oggi. Fra le accuse mosse ai lavoratori interessati ci sarebbe quella di aver utilizzato una saletta dello stabilimento senza le necessarie autorizzazioni, allestendo questa stanza con stufette e altre suppellettili reperite fra i materiali non più utilizzati all'interno dell'azienda, come televisori ed altro, senza però far uscire niente dal "perimetro" dello stabilimento stesso.

"Non c'è stato alcun furto - tuonano i sindacati - e poi, se anche ci fosse stato una qualche mancanza da parte dei lavoratori, ogni sanzione dev'essere sempre commisurata. C'è un contratto e le sanzioni devono rispettare questo contratto. Invece il clima creato ad arte da quest'azienda è quello di provocare la gente, di istigarla. I lavoratori ce lo dicono spesso".

Da qui, la decisione delle rappresentanze sindacali di convocare un'assemblea urgente, dalle 8.00 alle 10.00 di stamani. Al termine dell'assemblea, i lavoratori e le organizzazioni sindacali hanno deciso di bloccare a oltranza il varco per l'ingresso delle merci in azienda dal lato aeroporto e di indire un'ora di sciopero, a partire dalla giornata di martedì 17 novembre, su tutti i tre turni di lavoro.

La Rsu e la segreteria Fim Cisl hanno espresso in assemblea la solidarietà ai lavoratori con la speranza che possano dimostrare l’estraneità ai fatti imputati in sede giudiziale con un provvedimento che a noi pare sproporzionato. "La Fim - si legge in una nota - non ha ritenuto opportuna la mobilitazione proposta dalla Fiom con conseguente blocco dei varchi che rischiano di compromettere l’accordo sindacale che già ci è costato molte ore di sciopero e che ha permesso una gestione a rotazione di quasi la totalità dei dipendenti e che non produrrà nessun reintegro in quanto ormai in fase giudiziale. Non abbiamo mai lasciato soli i lavoratori e continueremo a farlo dicendo a chiare lettere che siamo preoccupati dalla situazione di incertezza che ancora aleggia sul futuro della siderurgia e del nostro stabilimento di Cornigliano. Siamo legati all’accordo sindacale del 6 Settembre che è stato messo in discussione. Servono risposte chiare dal governo, serve capire cosa succederà entro il 30 Novembre. La siderurgia è strategica per il nostro Paese, c’è bisogno di un tavolo di coordinamento per l'intero settore, ma ancor di più risolvere tutti i nodi in sospeso della vertenza ex Ilva così come era stato fatto con l'accordo del 06 settembre 2018."

"Il licenziamento di tre lavoratori nello stabilimento siderurgico di Genova Cornigliano sembra l’occasione per l’azienda di confermare tutto il peggio ci si potesse aspettare da ArcelorMittal" - afferma Igor Magni Segretario Generale Cgil Genova - "I delegati sindacali di ArcelorMittal, a causa dell’azzeramento della manutenzione agli impianti, hanno denunciato in più occasioni un aumento dei rischi per salute e sicurezza dei lavoratori; l’allarme è molto forte tra i lavoratori perché questo disimpegno dell’Azienda fa mal pensare circa il suo stesso futuro a Cornigliano, visto anche lo stato di continua incertezza per la  situazione del Gruppo in Italia. Quanto sta accadendo a Genova sembra il tentativo di intimorire il sindacato ed i lavoratori che hanno denunciato agli organismi preposti e agli organi di stampa lo stato di abbandono nel quale versa il sito; se questo è l’obiettivo che si prefigge l’odioso atto di tre licenziamenti, si sappia che la Cgil resterà in campo a difesa dei lavoratori, non solo quelli licenziati ma di tutti i dipendenti ArcelorMittal. La Cgil chiede che anche le istituzioni e la politica facciano sentire la propria voce. L’obiettivo deve essere comune: mettere in sicurezza la fabbrica ed i lavoratori proprio a partire dai tre licenziati, difendere il lavoro e con esso il futuro della città."