Approvato il nuovo decreto: ristoranti aperti a cena ma resta il coprifuoco alle 22

di Marco Innocenti

1 min, 31 sec

Ok allo spostamento fra regioni gialle. Fra rosse e arancioni servirà la Carta Verde. Scintille governo-Lega

Approvato il nuovo decreto: ristoranti aperti a cena ma resta il coprifuoco alle 22

Il Consiglio dei ministri approva il nuovo decreto anticovid e il prezzo è la spaccatura con la Lega di Matteo Salvini. Ma andiamo con ordine. Il nuovo decreto varato dal governo Draghi, che resterà in vigore fino al 31 luglio, conferma innanzitutto il coprifuoco fino alle 22, anche se l'orario potrebbe essere modificato a partire già dal prossimo 31 maggio.

Come annunciato, ristoranti e bar almeno nelle zone gialle torneranno ad aprire, sia a pranzo che a cena, purché abbiano spazi all'aperto. Per ospitare i clienti al chiuso si dovrà invece attendere il 1° giugno.

Confermate anche le anticipazioni per quanto riguarda gli spostamenti fra regioni: via libera alla circolazione fra quelle in zona gialla mentre chi viaggia per turismo fra regioni in zona arancione o rossa potrà farlo solo con la cosiddetta carta verde che prova la vaccinazione, la guarigione dal covid o la recente negatività al tampone.

Capitolo scuola: in zona rossa si tornerà in classe fra il 50 e il 75%, in zona gialla o arancione fra il 70 e il 100%.

Via libera anche alle visite ad amici e parenti a partire dal 26 aprile, sia per le regioni in zona gialla che per quelle in arancione. Le persone che potranno spostarsi verso un'abitazione privata diversa dalla propria salgono da 2 a 4. Dal 15 giugno, semaforo verde per le attività fieristiche, dal 1° luglio ripartono anche i congressi, i centri termali e i parchi divertimento

Come detto, però, il nuovo decreto anticovid ha messo a nudo le scintille emerse già nelle ultime ore fra la Lega e il premier Draghi: Matteo Salvini e il suo partito, infatti, non avrebbero gradito la conferma di alcune restrizioni, prima fra tutte quella che mantiene il coprifuoco alle 22. Da qui la decisione del Carroccio di astenersi nella votazione in Consiglio dei Ministri.