Aime e Raffini a Venti e Trenta: "La pandemia ha monopolizzato la comunicazione, l'emergenza è ordinarietà"

di Anna Li Vigni

"Nel mondo sembra che non sia accaduto nient'altro". Questa sovrabbondanza di informazioni rende difficile l'obiettività

Il seminario “Comunicare l’emergenza”, organizzato nell’ambito del CdS magistrale Informazione ed Editoria e, in sinergia con il Centro Strategico di Ateneo sulla Sicurezza, il Rischio e la Vulnerabilità, coinvolge docenti ed esperti di discipline diverse, per fornire competenze e strumenti in materia di comunicazione dell’emergenza, integrando la prospettiva teorica con l’analisi di situazioni e pratiche concrete.

La realtà è costruita socialmente. La società è ciò che viene prodotto socialmente. La società vincola i comportamenti individuali ma è trasformata dagli individui", spiega il sociologo Luca Raffini

Questa sospensione o pandemia ci ha fatto capire come ci siano grosse spaccatura tra cosa dicono i dati quantitativi e cosa percepisce la gente. L'esempio è il caso AstraZeneca. La percezione è soggettiva ma anche ciò che è oggettivo può essere soggettivo, chiarisce l'antropologo Marco Aime

Alcuni assembramenti di persone hanno fatto pensare che tutti gli italiani si assembrassero. A volte la notizia finisce per alterare troppo la realtà e quindi bisogna modellare la percezione su quell'episodio, spiega il prof. Marco Aime.  

La comunicazione si sta trasformando in maniera veramente accelerata e a volte ci troviamo spaesati con la mancanza di alcuni strumenti per gestire queste trasformazioni. 

Queste analisi diventano competenze da tasmettere a chi si occuperà di comunicazione, racconta il sociologo Luca Raffini. 

Comunicare la cultura significa fare cultura oggi. 

"Siamo in una fase in cui tutti non abbiamo ancora capito le potenzialità del web".