Juve-Genoa, Allegri ha visto un'altra partita. E per un Vitinha così vale la pena fare un sacrificio

di Gessi Adamoli

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Il Grifone deve essere considerato uno stabile e nobile inquilino del centroclassifica con proiezioni estremamente interessanti per quanto riguarda i campionati che verranno

Juve-Genoa, Allegri ha visto un'altra partita. E per un Vitinha così vale la pena fare un sacrificio
L’ultima vittoria sul campo della Juventus era datata 20 gennaio 1991 con un gol del grande Skuhravy. Per altro un campo sempre avaro per i rossoblu visto che Tomasone aveva rotto un tabù che durava dal 1937. Mai come questa volta negli ultimi anni la squadra è andata vicina all’impresa, anche se un poco lucido e sempre più insofferente Allegri in sala stampa ha risposto piccato: “Il Genoa non ha mai tirato in porta…”. Peccato che per la Gazzetta dello Sport, dunque un interlocutore super partes, Szczesny sia stato il migliore della Juventus. Viene dunque da chiedersi come sia possibile che il migliore sia il portiere di una squadra la cui avversaria non ha mai tirato in porta. Ma evidentemente Allegri ha visto un’altra partita.
 
La sfida di Torino con la Juventus certifica definitivamente che il Genoa non deve più essere considerato come una brillante neopromossa capace di exploit importanti quanto estemporanei, ma può a tutti gli effetti essere considerato uno stabile e nobile inquilino del centroclassifica con proiezioni estremamente interessanti per quanto riguarda i campionati che verranno. Insomma, si prospetta un futuro stimolante. Tutto questo acclarato che il Genoa questo campionato lo finirà al dodicesimo posto perché la distanza dal Torino undicesimo (7 punti) è incolmabile così come lo è il vantaggio sul Lecce tredicesimo (6 punti).
 
Al di là del risultato positivo è il piglio e l’autorevolezza con il quale è stato affrontato un avversario sulla carta decisamente più attrezzato che è piaciuto. Come a San Siro con l’Inter, dove a fare la differenza era stato l’ottuso arbitro Ayroldi, e al Maradona col Napoli. Partite che il Genoa ha affrontato con coraggio rifiutando il ruolo di vittima predestinata.
 
Al motto “i buoni giocatori devono sempre andare in campo”, che era stato il mantra lanciato la settimana scorsa da Stefano Eranio al Derby del Lunedì, Gilardino all’Allianz Stadium ha addirittura schierato tutti assieme appassionatamente Retegui, Vitinha, Gudmundsson e Messias. A restare fuori è stato solo Malinovskyi che ha perso il posto da titolare dopo la sua miglior partita in rossoblù (Atalanta a Marassi) e non l’ha ritrovato nemmeno dopo il sontuoso secondo tempo in cabina di regia con il Monza.
 
Nel calcio di Gilardino al primo posto viene il gruppo. Coeso e granitico gli ha permesso di rimediare lo scempio di Blessin, che gli aveva lasciato un’armata Brancaleone allo sbando, centrando la promozione diretta e di affrontare col piglio giusto la categoria superiore nonostante la partenza choc con la Fiorentina. All’equilibrio dello spogliatoio il mister rossoblù è stato sempre molto attento, ci sono gerarchie da rispettare. Ci sta allora che chi arriva debba mettere in preventivo di fare anticamera. Era successo per gli acquisti del mercato estivo: i vari Malinovskyi, De Winter, Martin, Thorsby e Kutlu (discorso a parte per Messias infortunato). Così nel girone d’andata ci sono state partite che il Genoa ha giocato con nove undicesimi della squadra della serie B più Vazquez, rientrato dal prestito alla Cremonese. Ci sta anche allora che abbiano fatto panchina gli innesti arrivati dal mercato invernale. E tra gli investimenti di gennaio va inserito anche Malinovskyi per il quale la società ha deciso di far valere in anticipo il diritto di riscatto. Un impegno economico importante (7 milioni), chiaramente in prospettiva futura.
 
Il vero salto di qualità il Genoa l’ha fatto proprio nel mercato di gennaio dando anche una panchina e dunque ricambi di spessore ad una squadra che aveva poche alternative di qualità rispetto agli undici iniziali, tanto è vero che Gilardino faceva pochissime sostituzioni in corso d’opera e spesso soltanto nelle ultime battute della partita. Ora il Genoa ha una rosa completa che le permette di giocarsela senza timore reverenziale con qualunque avversario.
 
Vitinha e Spence sono giocatori dalle grandissime potenzialità. Non si finisce per caso in top club europei come l’Olympique Marsiglia (per 30 milioni bonus!) ed il Tottenham. Significa avere qualità importanti. A Torino sono partiti dall’inizio e poi gara in corso sono entrati oltre a Malinovskyi anche Cittadini, Bohinen e Ankeye, all’esordio assoluto con la maglia rossoblù. È evidente che si sta già lavorando per il futuro. E per trattenere in rossoblù Vitinha, che ha tecnica, velocità e generosità (a Torino ha corso perfino più di Frendrup macinando un totale di 10.829 metri), i 777 sono pronti ad un investimento importante esercitando il diritto di riscatto che è stato fissato a 25 milioni (trattabili). Lo stesso vale per Spence cha ha una velocità impressionante e piedi educatissimi ma come sostiene Eranio, che proprio nel ruolo dell’inglese era stato inventato da Scoglio e poi era passato sotto la cura di maestri come Bagnoli e Sacchi, deve imparare movimenti senza e con la palla e tempi di inserimento. Anche per Cittadini, che ha i centimetri e la forza fisica di Dragusin, forse converrebbe fare un investimento. E le partite che mancano alla fine del campionato serviranno appunto per capirlo.